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LO STRESA SI FERMA QUI.

Con grande rammarico, ma senso di responsabilità,  la società ASD Stresa Sportiva comunica che non parteciperà alla ripresa del Campionato di Eccellenza. Nel testo del comunicato ufficiale, le motivazioni che hanno spinto i Blues a darsi appuntamento al prossimo anno sportivo.

E’ stata la decisione più difficile da prendere. Ponderata, sofferta, in continua evoluzione fino all’epilogo. Lo Stresa si ferma. Si ferma da prima in classifica, si ferma un gruppo che decisamente era proiettato verso la vittoria finale. Si ferma perché la società non ritiene possibile continuare in sicurezza una stagione sportiva, mentre tutto intorno, il mondo, si ferma e chiude. Si ferma perché non c’è nemmeno una variabile certa sulla quale ripartire. Si ferma perché umanamente ci sono cose più importanti del calcio giocato. Senza alibi, ammettendo anche alcune mancanze nella struttura organizzativa che metterebbero in croce la dirigenza nel proseguire la stagione, esponendo chiunque faccia parte del gruppo squadra a disagi e forse anche a qualche rischio.

Si ferma e lo comunica ai giocatori, aprendosi al dialogo e alla ricerca di soluzioni. Nessuno ha alzato la mano per dire: io non ci sto. Nessuno ha messo sul piatto scusanti, nemmeno quei giocatori che, per mancata lungimiranza nell’aprire nuove finestre di rientro dai prestiti, si trovano nell’impossibilità di continuare a giocare.  

Il presidente Marco Pozzo ha spiegato punto per punto i motivi che hanno portato a questa dolorosa scelta, ricordando anche che, ad inizio anno, quando i dati pandemici sembravano davvero scemare giorno dopo giorno, si era fatto promotore della ripresa. Perché inevitabilmente la ripresa dello sport è un segnale forte, di ripartenza. Ma la ripartenza in questo momento, lo fa diventare bersaglio di critiche, soprattutto perché, sempre se CONI ratificherà la rilevanza Nazionale, ripartirebbe solo l’Eccellenza.  Mentre per gli altri campionati è stata decretata la sospensione perché “non ci sono le condizioni per poter proseguire in sicurezza”.   Come se appartenessimo a due mondi diversi o vivessimo in zone diverse. 

La presenza di persone appartenenti ad una fascia d’età a rischio, la difficoltà logistica di accedere ai test (lo Stresa si allena, a differenza delle compagini di serie D e dei professionisti, la sera)per l’individuazione del virus, un protocollo, quello della serie D, che prevede la presenza di figure assenti dall’organigramma dello Stresa,  il rischio di doversi fermare causa COVID, con la gestione della quarantena o isolamento di persone che, ricordiamolo, non sono professionisti del pallone, ma hanno una loro vita lavorativa, scolastica (ora in DAD)e famigliare che non può garantire, come avviene invece nei professionisti, la bolla di sicurezza . Il protocollo della serie D prevede anche “ … l’interdizione di ogni attività sociale al di fuori del gruppo squadra che rappresenti un concreto pericolo di contagio da parte dei singoli componenti”, situazioni difficilmente gestibili in maniera ottimale, pur essendo certi che i tesserati dello Stresa utilizzano tutte le precauzioni del caso. 

A decisione già acquisita, però, lo Stresa critica apertamente la comunicazione resa solo ieri (mercoledì 10 marzo) dal consiglio federale che annuncia che le squadre che non intenderanno partecipare alla ripartenza dei campionati, non solo dovranno versare interamente le quote di iscrizione e relative spese annuali (peraltro già versate all’inizio della stagione sportiva, per intero), ma che le suddette squadre perderanno il diritto di effettuare domanda di ripescaggio per due anni. 

Per tutti questi motivi, pur con molto rammarico, lo Stresa conclude così questa stagione calcistica 2020-2021, dando appuntamento a tutti i tifosi, a tutti i sostenitori in autunno quando, si spera, il piano vaccinale avrà fatto passi da gigante, quando la pandemia potrebbe essere solo un brutto ricordo.

 

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